“ScatolaMe” è il titolo della mostra di Domitilla Verga presentata dal 24 al 31 ottobre da Paola Valori nell’ambito della quinta edizione di RAW Rome Art Week, la settimana capitolina all’insegna dell’arte.
Così Domitilla racconta la sua mostra: “Scrivo, disegno, dipingo, incollo e ritaglio spazi interni, atmosfere interiori, personaggi complessi. Vuoti colmi di presenze mancate, desideri vissuti, ingranaggi di legami incastrati. “ScatolaMe” perché l’ho sentito rotolare rumoroso dentro di me. Ho incassettato i lavori uno dopo l’altro come al mercato. Mille colori nel legno a contenere equilibri sempre in bilico come funamboli. Una manciata di scatole accatastate l’una sull’altra. Acrilici, olii, collage, pastelli, stampe rilavorate. Sedie, biciclette, corpetti e camicie, poltrone, bicchieri. Oggetti che sono persone. In attesa che qualcosa succeda, qualcuno si sieda, si infili la camicia, inforchi la bici, raccolga quei vetri rotti. Due sdraio a tracciare i vuoti, solari in questa estate così turbata dalle ombre della paura. Una sedia, bianca come un fantasma, quattro corpetti gioiosi e scomposti come gusci svuotati, biciclette deserte, sfilate nel vento. Letti appena disfatti. In tutte, la fatica che si prova a dover contenere e mescolare la densità vischiosa del dolore, del gioco e del piacere, a saper alternare dentro di sé emozioni che si rincorrono per sempre in un gioco infinito di ruoli.
Le mie scatole ospitano gioia e paure, trattengono, moderano, mi fanno allegria e malinconia, stemperano la vita e la morte nella luce e nel colore.
La solitudine aleggia su tutte, a volte perplessa a volte decisa e sfrontata, altre addolorata. I miei riferimenti nella storia dell’arte e nella scrittura sono femminili e maschili, materici e volatili, potenti e fragili come i componenti fondamentali di ognuno di noi: Giorgio Morandi con la sua malinconia graffiata di perfezione; Domenico Gnoli; Mauro Iori - il mio amato prof - pittore magico per la sua capacità di inaudita coerenza ed eleganza del segno; Giosetta Fioroni, capace dentro di sé di trasformare alluminio in “Argenti”, che costruisce “giocattoli per adulti”, quelle meravigliose cassettine-teatri per guardarci dentro mondi in miniatura. Julio Cortazar, Clarissa Pincola Estés, Melania Mazzucco nella scrittura. Infine Maria Lai che resta secondo me, l’incontro riuscito della poesia con la storia, dell’arte con la vita, della malinconia con l’allegria”. (Domitilla Verga)
Domitilla Verga nasce a Roma il 30 gennaio 1965. Vive fra Roma e il borgo medievale di Fossanova, in provincia di Latina . Scrive e dipinge da autodidatta sin da bambina, con maggiore intensità da una decina di anni. Dopo il liceo linguistico, per un anno lo studio di biologia marina addestrando e accudendo delfini durante le vacanze. A diciannove anni, inizia la sua avventura stilistica nella moda disegnando una linea propria “Quadretti e Righine” di abiti femminili , bambino e complementi di arredo, gestendo con il socio diversi punti vendita, per circa 9 anni. Necessità e vicissitudini familiari, dal 1994 in poi la portano ad investire energia “creativa” in campagna in particolare nella riorganizzazione dell’allevamento di bufale materno e a seguire nella valorizzazione del borgo medievale di Fossanova . Per circa 8 anni crea e progetta oggetti di arredamento per la sua bottega “Cose di borgo”. Dal 1999 al 2010 gestisce il proprio ristorante “Il forno del Procoio” nel borgo. Ad oggi gestisce ed organizza ogni tipo di evento a Fossanova. Dal 2010 al 2018 tiene corsi di cucina professionale presso la fondazione “il Faro “ di Susanna Agnelli dedicati a ragazzi in difficoltà provenienti da tutto il mondo . Nel frattempo si dedica alla pittura consolidando le sue capacità di autodidatta , frequentando la scuola d’arte La campanella di Piero Alegiani con il maestro Mauro Iori . Diverse mostre collettive presso la scuola. Si esercita su tecnica acrilica a olio, e sperimenta l’uso di materiali e supporti differenti: tela, legno, carta, utilizzando spesso il collage, il cucito e tecniche miste di assemblaggio per arrivare infine al digitale. Per la scrittura frequenta nel 2015 la scuola romana di Omero tenuta da Enrico Valenzi e Paolo Restuccia. Nascono 7 brevi racconti : “Le mignocche”. Sente un grande richiamo per le atmosfere intimiste, gli oggetti inanimati, le vedute d’interno disabitate. Tende a recuperare i materiali e sovrapporre le tecniche e gli strati, filtrare i colori e restituire attraverso le suggestioni dei suoi lavori, gli stati d’animo che la muovono.