Protagonista della mostra ScatolaME allestita al Micro di Roma, l’artista Domitilla Verga si racconta con leggerezza e ironia.
A cura di Paola Valori
Ironica, autentica, mai banale. Domitilla Verga è un’artista dall’approccio semplice e immediato, con due grandi occhi vulnerabili e impazienti che (malgrado le sue risposte sibilline) racchiudono una personalità più complessa di quanto si creda. La incontro a casa sua in un caldo pomeriggio d’estate. Siamo all’inizio di un periodo lungo e complicato, e sappiamo entrambe che questa pandemia ci invita anche a non fermarci. Dobbiamo discutere della sua mostra “ScatolaME”, già il titolo mi prende, e mi dice molto. L’esposizione così come l’abbiamo concepita, fa da controcanto a Gianni Rodari, nel centenario della sua nascita. E’ proprio a lui, genio della parola ludica, che associo da subito le sue scatole colorate, piccoli universi in miniatura tra arte e illustrazione, a metà tra il mondo degli adulti e quello dei bambini. La sua casa-studio è un luogo non convenzionale, pieno di colori e di ispirazioni, e le somiglia. Penso ai colori forti di Frida Kahlo, ai suoi accostamenti arditi.Mi guardo intorno tra pensieri sparsi qua e là, appunti personali, ricordi, vecchi ritagli di giornale, oggetti incompiuti… E’ qui, in questo visionario mondo che Domitilla ha coltivato dentro di sé, che comincia la nostra conversazione.
Partiamo subito dal titolo. ScatolaMe. Perché? Perché ho sentito le immagini rotolare dentro di me come scatole al mercato. Perché volevo sdrammatizzare sulle parole “mostra e artista”.
Hai iniziato dal mondo della moda e dell’imprenditoria. “Quadretti e Righine” era il tuo marchio. Sempre attenta alle ultime tendenze, hai vestito centinaia di ragazzi degli anni ’80. Quanto ha inciso questa attività, nella tua vita artistica? Molto. E’ stato un lavoro giovanile. Un dono divertente faticoso e rigoroso, ho messo arte e creatività al servizio dell’utilità.
Questa è una mostra immersiva che invita il visitatore a ripercorrere la tua storia personale e la tua creatività. Che cos’è, secondo te, che attraverso questa esposizione, anche chi già conosceva le tue opere, potrà scoprire? Spero veda più parti possibili di me, anche le più ambivalenti, amare, torbide, luminose e limpide.
Parliamo di un’altra tua grande passione: la scrittura. Una sezione della mostra sarà dedicata ai tuoi testi. Le “Mignocche” sono creature nate dalla tua penna fantasiosa. Qual è la ragione di questo connubio immagine-parola? Arriva l’immagine e un attimo dopo la parola, si inseguono non vedendo l’ora di incontrarsi: un grande amore, una grande complicità.
Ti senti più artista o scrittrice? Qualcuno mi ha detto che guardando un mio quadro lo ha sentito spiegato come a parole. La parte pittrice è più veloce di quella scrittrice, ma quella scrittrice è più libera di scandagliare il fondo, senza paura.
Pittura, collage, design, cucina, scrittura: ti sei misurata con molti linguaggi. Dove pensi di non essere ancora arrivata? In cima. Alla scultura, e a un linguaggio che sappia raccontare e trasferire anche il peso della materia.
Questa intervista viene fatta in un momento storico particolare. In che modo questa pandemia ha influenzato il tuo modo di esprimerti? Ha autorizzato ore da dedicare solo alla creazione. Libertà mentale di inventare senza colpa e altro scopo se non quello di farlo per il mio benessere. Nello sconvolgimento generale, un grande privilegio.
Che ruolo ha l’arte, secondo te, durante questa emergenza? Di portarti via da qui e condurti in altri luoghi, coltivando bellezza e pensieri armoniosi. Una bombola di ossigeno e colori.
Sei anche un’appassionata di cucina. Gestisci il tuo ristorante in un luogo magico, nel cuore del Borgo Medievale di Fossanova. Quanto ti aiuta la creatività nella composizione di un piatto? Moltissimo. Un piatto armonioso nella forma e nella sostanza pacifica appaga il desiderio.
Una frase o una citazione che non dimenticherai mai? “Prendi l’arte e mettila da parte”.
Chiudiamo con la domanda che tutti si aspettano: hai nuovi progetti? Si. Una mostra ancora più esperienziale nel borgo di Fossanova contribuendo, con amore e lavoro, a farlo diventare il luogo ideale per chi cerca di essere felice senza deludere nessuno…una specie di utopia realizzabile!
©PaolaValori
Ph. Matilde Catignani