UNA GRANDE SCIA DI LUCE, IL LAVORO DI EMANUELE PARMEGIANI

di Paola Valori

Non avevano ancora titolo le sue opere, solo numeri progressivi. Così, libero da ogni costruzione concettuale, Emanuele Parmegiani è entrato un pomeriggio nella mia galleria.  Intercettato quasi per caso, il suo alfabeto primitivo è caduto nel gioco intricato delle scelte e coincidenze curatoriali che da settembre riaprono la nuova stagione di MICRO..

Ci sono mille ragioni se non ho lasciato scivolare via il suo caleidoscopico universo creativo. Una è tentare di disinnescare le frizioni che sorgono spontanee nel vedere un uomo artista  così fuori dalle convenzioni, che trova nella pittura la libertà e la pienezza del proprio essere, chiave di volta per comprendere il senso delle sue opere. Superare gli stereotipi per cercare proprio in questa contaminazione tra arte e vita il  significato intenso che ne cattura la bellezza. Una bellezza imprigionata in segni indecifrabili, che trova in illustri precedenti come Basquiat, le ragioni più profonde del suo lavoro, in Mirò quelle più leggere, giocose e spirituali, e in Capogrossi il mistero di una “lingua perfetta” e inquieta, tracciata dal segno e dominata dal colore.

Parmegiani_studio

Il percorso espositivo si innesca fin dal titolo, “L’utopia dell’uomo stellare” - con cui l’artista “gioca” attraverso i significati di creazione cosmica e creazione artistica, che vengono qui poste in parallelo. L’uomo stellare, come ricorda lui stesso, è ognuno di noi. Dal buio alla luce, al buio. Nell’indissolubilità tra la nascita e la morte. Cosi, scevra da ogni semplicistica retorica, la sua pittura-scrittura produce un segno-archetipo dove l’uomo ha un ruolo centrale. Lasciando tracce veloci di figure informi e impastate ripetute nelle sue infinite combinazioni, il suo lavoro risulta il precipitato più reale della sua esistenza. Un linguaggio che ci rimanda al suo inconscio in una ricerca di segni e simboli incessante, raffinata ma al contempo dirompente, che sa essere emozionale senza essere urlata. Allora ecco perché un lavoro così profondo e ancestrale non poteva passare inosservato al mio sguardo: come la scia di una cometa ne ho intravisto l’intensità e catturato, solo per il breve tempo dell’esposizione, il segno.   ©PaolaValori

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