Un intreccio magico

di Paola Valori 

VENEZIA (ITALIA) IN UNO SCATTO DI ALESSANDRO SANSONI.

VENEZIA (ITALIA) IN UNO SCATTO DI ALESSANDRO SANSONI.

Ormai collaudata nel contesto romano e nazionale, l’Associazione Michele Valori che presiedo con onore dopo il passaggio da cometa di mia madre, prosegue nella sua missione stringendo altre preziose collaborazioni. Adesso, dopo il Maxxi, il Complesso del Vittoriano e il Museo d’arte Contemporanea di Caserta, è la volta del Museo Civico Mastroianni. Un’importante realtà museale nel territorio di Marino con cui mi sento legata da affinità, progetti, intenti. È soprattutto ad accomunarci l’idea che la fotografia sia molto di più di un semplice sguardo sul mondo. Perché grazie a click, scatti, lampi di luce, gli sguardi puntati “sulla gente” di Del Donno e di Sansoni hanno acceso, come un fuoco d’artificio, una luce tra i due, legando due generazioni in un intreccio magico. Due uomini, due epoche, due vite diverse. Due modus operandi diversi: Antonio Del Donno (1927) fotografa in maniera tradizionale con reflex e obiettivi - e Alessandro Sansoni (1965), da cui parte il confine generazionale delineato dai nuovi media e dall’uso dello smartphone, vera rivoluzione della fotografia. Esito di un’eruzione creativa delle loro visioni il cortocircuito prolifico - quasi surreale- ha lasciato emergere malgrado l’intervallo epocale tra un passato evocato e la vita di oggi, sorprendenti somiglianze.

UN'ANZIANA IN UN RITRATTO DI ANTONIO DEL DONNO 

UN'ANZIANA IN UN RITRATTO DI ANTONIO DEL DONNO 

E’ il bisogno di una pausa che accomuna tutti i pezzi di questo puzzle temporale, una bolla di tempo così presente in entrambi, di un flash anche istantaneo che sovrasti le contingenze esistenziali, e che come un atomo di respiro ci sospenda dagli affanni quotidiani. Tra quelle fisionomie ed espressioni di volti umani raccolte nelle pieghe dell’esistenza di ogni storia, ritrovo il senso della condivisione del mio lavoro e del mio progetto OPEN. È a partire dal primo step di questo percorso che avevo inaugurato il rito del peso dell’anima. Come per gli antichi Egizi, mi soffermo a soppesare il carico della vita e dell’arte di due artisti diversi, che parlano però una lingua identica, con una ricercatezza tanto audace che offre più livelli di lettura. Con questa mostra abbiamo voluto sovrapporre i due mondi, il risultato è uno sguardo nitido e preciso su un’umanità in bianco e nero dove si mescolano esperienze, culture, etnie. Volti e istanti di vita che a quasi quarant’anni di distanza, hanno entrambi saputo cogliere con grande bellezza e intensità. 

©PaolaValori